Un cammino verso la santità
La mattina del loro matrimonio, il 21 ottobre 1011, i fidanzati iniziarono la loro giornata con una Santa Messa. Fu in questo momento che Carlo disse alla donna che di lì a poche ore diventira sua moglie: “Ora il nostro dovere è aiutarci l’un l’altro ad andare in cielo”.
Il sì di Zita nel sacramento del matrimonio risponde al desiderio di Carlo di fare del loro matrimonio un cammino di santità. E questo si materializzerà nelle cose più semplici della loro vita coniugale, così come nei momenti più seri e difficili.
La coppia iniziò la luna di miele a Mariazell, un santuario mariano per i popoli del Danubio. È sotto la protezione della Madonna che la giovane coppia si mise.
[1] Jean Sévillia, L’ultimo imperatore, op. cit. op. cit., p. 33.
Aiuto reciproco
L’aiuto reciproco inizia nella loro famiglia. Accolsero i loro figli con grande gioia: Otto nel 1912, Adelaide nel 1914. Seguirono gli altri sei: Robert nel 1915 a Schönbrunn, Félix nel 1916 a Schönbrunn, Charles-Louis nel 1918 a Baden, Rodolphe nato il 5 settembre 1919 a Prangins in Svizzera, Charlotte nata il 1° marzo 1921 a Herstenstein in Svizzera e la piccola Elisabeth nata il 31 maggio a Pardo, in Spagna, e che non conobbe mai suo padre.
L’aiuto reciproco degli sposi si prolunga nell’amore e nel servizio ai loro popoli. Quando arriva la guerra, la tranquillità e la spensieratezza finiscono e Carlo vede la sua vocazione di ufficiale assumere tutto il suo significato: Carlo viene inviato al fronte in nome dell’imperatore, mentre Zita dimostra un coraggio instancabile per aiutare i feriti, le madri vedove e i bambini orfani. Si vedono meno, ma si chiamano ogni giorno. E incoraggiarsi a vicenda nei rispettivi compiti.
L'incoronazione
Il 21 novembre 1916, Carlo divenne imperatore alla morte di Francesco Giuseppe. Poi venne l’incoronazione di Budapest, che significa che Carlo e investito dalla Chiesa, e quindi da Dio, di una missione che lo chiamava a regnare non solo sull’Ungheria ma anche su tutti i suoi popoli[1]. La cerimonia è quasi liturgica.
Carlo riceve sulla testa la corona di Santo Stefano, primo re d’Ungheria. Egli si dichiara garante della giustizia per tutti i suoi popoli e giura di lavorare per la pace.
Zita riceve la corona di Santo Stefano sulla spalla destra, segno che sta aiutando il marito a portare il pesante carico. Le parole del rituale sono magnifiche:
“Ricevi la corona della sovranità, affinché tu sappia che sei la moglie del re e che devi sempre aver cura del popolo di Dio. Più in alto sei posto, più umile devi essere e rimanere in Gesù Cristo”.
Carlo sapeva, secondo le sue stesse parole, “che essere re non significa soddisfare un’ambizione, ma sacrificarsi per il bene di tutto il popolo”. Da quel momento in poi, la vocazione degli sposi appare loro molto chiaramente, sotto lo sguardo di Dio, anche se non sanno ancora come rispondervi. La Provvidenza si occuperà di rivelare questo a loro.
L’incoronazione di Budapest ha trasformato li coniugi in servi, ed è in questo modo che essi esercitano la loro missione di sovrani, insieme, ma ciascuno nel modo in cui la ricevette, gradualmente fino all’offerta finale della sua vita, per Charles.
1] Michel Dugast Rouillé, op. cit. cit., p. 57. [
Dopo la guerra e i due tentativi falliti di restaurazione in Ungheria, Carlo e Zita furono esiliati a Madeira. Fu lì che Carlo morì di polmonite, offrendo la sua vita per la riconciliazione del suo popolo e perdonando tutti coloro che lo avevano tradito.
Carlo e Zita hanno fatto del loro matrimonio un cammino di santità essendo fedeli alla preghiera e all’Eucaristia che hanno rafforzato la loro fede e gli atti di carità durante la loro breve vita coniugale terrena.
Senza presumere il giudizio sovrano della Chiesa, la vita cristiana della coppia formata da Carlo e Zita d’Austria è esemplare. Le loro cause de beatificazione sono distinte. Cionostante, San Giovanni Paolo II scelse la data del 21 ottobre, giorno del loro matrimonio, come festa liturgica del Beato Carlo.