La spiritualità di Zita

Vita di preghiera del Serva di Dio

Con il marito Carlo, la Serva di Dio ebbe un‘intensa vita eucaristica. Fin dalla giovinezza, Zita considerò la sua partecipazione quotidiana all’Eucaristia come il fondamento indispensabile della sua vita di preghiera e dei suoi gesti di carità. In questo modo, fu unita per tutta la sua vita e la sua famiglia al sacrificio redentore di Cristo. La presenza del Santissimo Sacramento nelle sue diverse residenze le permise di vivere ogni giorno nell’intimità del Signore e, quando diventa vedova, di unirsi al suo amato sposo: “Nel cuore di Gesù, ci incontreremo di nuovo” le disse Carlo sul letto di morte.

La Serva di Dio è una donna di preghiera: ha una grande devozione per il Sacro Cuore e per il Cuore Immacolato di Maria, alla quale ha consacrato la sua famiglia. La recita del Rosario fa parte della sua vita quotidiana. Gli sposi iniziano la loro giornata con la preghiera e la terminano con la preghiera.

La sua vita quotidiana è guidata dal motto della sua patrona, Santa Zita di Lucca, “Cuore a Dio e mani al lavoro”. Questo motto lo ritroverà nella spiritualità benedettina, Ora et labora.

Nelle circostanze più drammatiche della sua vita, ricorreva alla preghiera. Nel racconto al figlio Ottone della fuga piuttosto turbolenta che portò la coppia imperiale da Zurigo in Ungheria per il secondo tentativo di restaurazione (ottobre 1921), Zita scrisse: “Chiamai tutti gli angeli dal cielo e pregai il salmo ‘Qui habitat’ (Sal 90) e il ‘Sub tuum’.

La giovane coppia fece incidere sulla fede nuziale la preghiera alla Vergine Maria Sub tuum:

“Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitrix: nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.”

“Al riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le nostre preghiere quando siamo nella prova, ma liberaci sempre, o Vergine gloriosa e benedetta, da tutti i pericoli. »