Nascita e infanzia
Zita di Borbone di Parma nacque il 9 maggio 1892 a Villa delle Pianore, in provincia di Lucca, in Toscana, situata tra Pietrasanta e Viareggio, in Italia. Era la diciassettesima figlia di Roberto I di Parma e di sua moglie Maria Antonia di Braganza, figlia del re Michele I, ex re del Portogallo, che perse il trono nel 1834 e si trasferì in Austria.
Suo padre Roberto di Parma fu l’ultimo duca regnante del Ducato di Parma. Ancora minorenne, perse il trono durante i movimenti che lavoravano per l’unità.
Questi eventi segneranno per sempre la sua famiglia.
La famiglia di Roberto di Parma ebbe 24 figli, dodici dei quali nacquero dal suo secondo matrimonio con Maria Antonia del Portogallo. Dal primo letto, tre bambini morirono in tenera età e sei naquero mentalmente disabili. Furono circondati da tutti i loro fratelli e sorelle. La famiglia trascorreva la maggior parte dell’anno in Bassa Austria al castello di Schwarzau e passava l’inverno a Villa delle Pianore. Zita, come tutti i suoi fratelli, imparo il francese, l’italiano, il tedesco, lo spagnolo, il portoghese e l’inglese. Ma suo padre si considerava un principe francese. Era figlio di Luisa di Borbone, sorella del conte di Chambord e nipote del re Carlo X. Per questo motivo il castello di Chambord era la loro luogo di vacanza in Francia.
All’età di dieci anni, Zita entrò in collegio a Zangberg in Baviera, con le Suore della Visitazione. Rimase lì solo per cinque anni. Suo padre morì nel 1907. Nel 1909, come aveva appena fatto la sorella Franzisca, soggiornò presso le monache benedettine di Solesmes che nel 1901 erano dovute andare in esilio dalla Francia e occupavano una vecchia casa trasformata in monastero sull’isola di Wight.
Tutti i figli del Duca e della Duchessa di Parma furono allevati nella fede cattolica e nell’attenzione ai più poveri.
Matrimonio
Durante i suoi lunghi soggiorni in Austria durante la sua infanzia, Zita incontrò il suo lontano cugino, l’arciduca Carlo, pronipote dell’imperatore Francesco Giuseppe. La nonna di Carlo era la zia di Zita. Lei e la sua madre sono sorelle. Gli incontri tra cugini erano numerosi, poi meno frequenti a causa dei loro studi. Si incontrarono di nuovo nel 1909, quando l’imperatore stava esortando Carlo a sposarsi. Carlo era il secondo in ordine di successione da quando suo zio, l’arciduca Francesco Ferdinando, aveva contratto un matrimonio morganatico: i suoi figli non potevano reclamare il trono.
Il 13 giugno 1911 si svolse la cerimonia di fidanzamento nella cappella della Villa delle Pianore. Qualche tempo dopo, Zita si recò a Roma con la madre per ricevere la benedizione di Papa Pio X. Era consapevole delle difficoltà dell’impero e delle sfide dell’unità della monarchia. Carlo e Zita si sposarono il 21 ottobre 1911 al castello di Schwarzau. Il matrimonio fu celebrato dall’inviato del Papa, il cardinale Bisletti.
Il loro primo figlio, Otto, nacque il 20 novembre 1912. Era il maggiore di otto figli: Adélaïde, Robert, Félix, Carl-Louis, Rodolphe, Charlotte e la piccola Elisabeth che non conobbe mai suo padre
Guerra e ascesa al trono
Secondo in ordine di successione, Carlo, che ha solo 24 anni, sa che non salirà al trono prima di altri vent’anni. Lui e sua moglie hanno quindi il tempo di prepararsi.
Tutto cambiò il 28 giugno 1914, quando l’arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie furono assassinati a Sarajevo dai nazionalisti serbi durante una visita in Bosnia ed Erzegovina. Da subito, si è trattato di una spirale in questa parte d’Europa afflitta da tensioni permanenti. I sostenitori della guerra si oppongono a coloro che desiderano fare tutto il possibile per preservare la pace. Tuttavia, Carlo fu tenuto fuori dalle decisioni.
Da agosto, l’Europa entrò in guerra. L’arciduca Carlo divenne generale dell’esercito austriaco e fu mandato in Tirolo. Zita e i suoi figli si trasferirono nel Castello di Schönbrunn. Zita passava parte delle sue giornate negli ospedali di Vienna. A volte accompagnava il marito al fronte, soprattutto sul fronte rumeno, dove passava ore con i feriti.
Alla fine, i tentativi di pace fallirono. Da quel momento in poi, l’intero impero austro-ungarico crollò con la dichiarazione di indipendenza di ciascuna delle sue componenti.
Fu proclamata la nuova Repubblica Tedesca d’Austria e all’imperatore fu chiesto di ritirarsi da tutti i suoi poteri, ma egli non abdicò mai. Con i loro figli, Charles e Zita si stabilirono a Eckartsau. Inizia così una vita di vagabondaggio ed esilio che li porterà in Svizzera nel marzo del 1919. Due tentativi di restaurazione in Ungheria si conclusero con un fallimento, nel marzo e nell’ottobre 1921. Quest’ultimo tentativo li portò a un esilio ancora più lontano dal loro impero: a Funchal, sull’isola di Madeira.
Abbandonati da tutti, vivranno nella povertà e nel disagio, non avendo mezzi finanziari nemmeno quando Carlo si ammalerà. Esausto, ma completamente abbandonato alla volontà di Dio, morì all’età di 34 anni, sabato 1° aprile 1922, offrendo la sua vita per la riconciliazione dei suoi popoli.
Questa guerra fu particolarmente crudele per lei: i suoi fratelli, i principi Felice e Renato si erano arruolati nell’esercito austriaco, mentre i principi Sisto e Saverio si erano arruolati nell’esercito belga (perché non erano in grado di farlo nell’esercito francese).
Per due anni, Zita divise il suo tempo tra i figli e gli ospedali, pur rimanendo al fianco del vecchio imperatore. François Joseph morì il 21 novembre 1916, all’età di 86 anni. Secondo la Prammatica Sanzione, Carlo fu proclamato Imperatore d’Austria, Re d’Ungheria, Re di Boemia, Re di Croazia, ecc.
Così iniziò per i giovani monarchi una vita di dolore e sofferenza in una situazione che non avevano scelto. Intuendo che l’Ungheria poteva separarsi, quando aveva bisogno di tutte le sue forze armate, Carlo stesso si fece incoronare re d’Ungheria il 30 dicembre 1916. Sarà l’unico momento di gloria nella vita degli sposi, ma una gloria che molto presto divenne un abbandono alla volontà divina. I festeggiamenti furono di breve durata, poiché il nuovo re deve partire per visitare il fronte.
Sempre al fianco del marito, l’imperatrice Zita lo assisteva. Lo accompagnò nelle varie province e al fronte, continuò le sue opere di carità e andò a vedere i feriti di guerra. È particolarmente interessata agli affari sociali. Inoltre, durante la sua breve vita come imperatore, Carlo fu il primo capo di stato a creare un Ministero degli Affari Sociali. Non smise mai di cercare la pace e anche una pace separata con la Francia e l’Inghilterra, attraverso i fratelli di Zita, i principi Sisto e Saverio di Borbone di Parma. Il piano di pace era lungo e difficile: l’Austria-Ungheria era legata alla Germania, che voleva continuare la guerra, mentre la Russia stava crollando, i generali inglesi erano restii a fare la pace con l’Austria e la Francia parlava a più voci. Il papa Benedetto XV invocò i belligeranti alla pace: solo l’imperatore Carlo rispose positivamente. Nel frattempo, l’imperatrice Zita ottenne dai tedeschi la promessa di risparmiare la popolazione civile, di non bombardare la casa del re e della regina del Belgio e di preservare la cattedrale di Reims.
Vedovanza e nuovo esilio
L’imperatrice Zita rimase vedova all’età di 30 anni. Ebbe 7 figli, l’ottavo, la piccola arciduchessa Elisabetta, nacque due mesi dopo. Zita portava tutta la sua vita il lutto per lealtà al suo amato marito.
La Conferenza degli Ambasciatori, grazie all’intervento del Re Alfonso XIII di Spagna, la autorizzò a stabilirsi in Spagna, a Lequeitio, nel Paese Bascho, dove rimase per 6 anni per dedicarsi all’educazione dei suoi figli. Poi, consapevole di doversi preparare per il loro futuro, nel 1929 si trasferì a Steenokkerzeel, vicino a Bruxelles, in modo che i suoi figli maggiori potessero studiare all’Università di Lovanio. Zita si tiene in contatto con i suoi fedeli sudditi e accoglie molti di loro in Belgio. Ma nel 1938, quando l’Austria fu annessa al regime nazista, la repressione cadde su coloro che rimasero legati alla famiglia imperiale. Nel maggio 1940, l’imperatrice Zita andò nuovamente in esilio dopo l’invasione del Belgio da parte delle truppe tedesche.
Dopo aver attraversato la Francia, poi la Spagna e il Portogallo, la famiglia si stabilì definitivamente in Quebec, una provincia francofona. La povertà fu una realtà quotidiana per tutto questo periodo, il che non impedì all’imperatrice, alla fine della guerra, di tenere conferenze negli Stati Uniti e in Canada per raccogliere fondi per aiutare l’Austria e l’Ungheria devastate dalla guerra. Suo figlio Otto impiegò tutte le sue energie per far sì che l’Austria fosse riconosciuta come paese occupato dal regime nazista e potesse riconquistare la sua indipendenza.
Ritorno in Europa
Nel 1953, quando i suoi figli si erano tutti indipendenti e molti di loro sposati, Zita decise di tornare in Europa per prendersi cura di sua madre Maria-Antonia, che morì all’età di 96 anni. Poi si è trasferita a Zizers, in Svizzera, nel cantone dei Grigioni. Faceva lunghi soggiorni annuali con le monache benedettine di Solesmes, che conosceva bene: tre delle sue sorelle erano monache a Sainte-Cécile e lei era Oblata di Saint-Pierre dal 1926. Divideva il suo tempo tra i figli e i nipoti, i suoi fedeli che spesso venivano a trovarla e a chiederle consigli, e il monastero di Solesmes.
Poté finalmente tornare in Austria nel 1982, quando le autorità austriache decisero finalmente che l’imperatrice come moglie non era interessata dalle leggi sull’esilio che colpivano gli Asburgo. Ha 90 anni. È un trionfo!
Sebbene la sua salute fosse stata a lungo solida, iniziò a declinare. Ha gradualmente perso l’uso della vista e i suoi ultimi mesi furono stati particolarmente dolorosi a causa della polmonite. Ebbe potuto rivedere i suoi figli prima di morire il 14 marzo 1989, all’età di 96 anni.
Il funerale fu grandioso. L’imperatrice è sepolta nella cripta dei Cappuccini, il suo cuore è custodito nel monastero di Muri, in Svizzera, accanto a quello del marito.
Il marito di Zita, Carlo I d’Austria, fu stato beatificato a Roma il 3 ottobre 2004 da papa Giovanni Paolo II.